DIECI DOMANDE CONTRO LA VIOLENZA

- “Chiara è una cattiva madre”
- “Guarda la mamma di Mattia, non c’è mai,fa sempre venire a prendere il figlio dai nonni o dalla baby sitter”
- “ Non ha tempo neanche di preparare la ciambella per la colazione”
- “La mamma di Cristina è ingegnere, lavora in un’importante fabbrica di auto in mezzo a soli uomini! Chissà cosa penserà il marito!”
Lo sguardo più severo è quello delle donne nei confronti delle altre donne. Spesso una madre in carriera è vista come una cattiva madre perché non ha tempo da dedicare alla ciambella o ai giochi al parco dopo scuola. Molte puntano il dito verso questa madre pensando che maternità debba coincidere con donna e soprattutto non debba coincidere con un lavoro solitamente svolto da un “uomo”.
Come riuscire a cambiare visione?

Rete ECCO! 8 MARZO Giornata internazionale delle donne.
STRATEGIA ECCO!
ECCO! è una strategia innovativa promossa dalla Città metropolitana di Bologna in collaborazione e in rete con i servizi territoriali, le scuole e gli enti di formazione e diversi partner del territorio metropolitano.
Nella convinzione che la Scuola sia il luogo privilegiato per promuovere le pari opportunità e prevenire le discriminazioni, ECCO! valorizza le attività di contrasto agli stereotipi attraverso attività di educazione, sensibilizzazione, formazione, comunicazione rivolte a studentesse e studenti, docenti, famiglie e operatori e operatrici di enti pubblici e privati.
Clicca qui per sapere quali sono le principali linee di intervento della strategia ECCO! nel territorio metropolitano.
Il Nostro istituto propone le seguenti iniziative per la rete ecco! :
Technoragazze Days: laboratori tecnico-scientifici gratuiti rivolti a studentesse della secondaria di primo grado, realizzati in logica di peer education.
Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
Un tempo la moda maschile era costruita attorno all’idea dell’uomo forte, pratico e infallibile. I capi dovevano trasmettere solidità, rigore e una maschilità quasi “funzionale”: linee rigide, colori scuri, tessuti resistenti. L’uomo era il pilastro della casa e gli abiti ne riflettevano il ruolo. Al contrario, l’abbigliamento femminile era sì più succinto, ma non osava scollature o trasparenze: la donna doveva apparire composta, moderata, una presenza silenziosa e domestica. Il modo di vestire diventava così una dichiarazione sociale dei compiti e delle aspettative di genere. Oggi lo scenario è radicalmente diverso. La moda ha iniziato a oltrepassare confini e categorie, dando spazio a identità più fluide e sfumate. 
Sulle passerelle maschili compaiono abiti morbidi, scolli profondi, colori pastello, silhouette genderless che liberano il corpo da vecchi stereotipi. Lo stesso accade per la donna, che indossa completi sartoriali, volumi ampi, capi tradizionalmente “maschili” reinterpretati in chiave contemporanea. La moda racconta un mondo che evolve, un linguaggio che non ha più paura di mescolare, sperimentare, provocare. Eppure, basta scendere dalle passerelle ai commenti sotto un post per accorgersi che il pubblico reale è più lento della moda stessa. Le cattiverie, le ironie e i giudizi aggressivi proliferano: c’è chi deride, chi insulta, chi rifiuta qualsiasi forma di novità. È come se la società faticasse ad accettare un futuro che la moda, invece, propone con coraggio. A questo punto sorge spontanea una domanda: che mezzi abbiamo per denunciare i commenti negativi ed aggressivi ricevuti sui social, soprattutto da profili falsi?
CONTATTI
Prof.ssa Nucci Margherita
technoragazze@malpighicrevalcore.istruzioneer.it


